Bestie affamate | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

2022-09-24 07:29:01 By : Mr. Yuebin Zhang

30 settembre 2006. C’è una festa a casa di Eugenia e in questo momento Mattia si trova nel bagno della ragazza, seduto nella vasca, in compagnia di un tipo proveniente da Montreal, ospite a casa di un’amica per una decina di giorni. Il ragazzo, Philippe è il suo nome, se ne sta seduto con le scarpe rivolte verso l’esterno ed è vestito come un vecchio professore di un liceo americano. Mattia sente che potrebbe addormentarsi e, appena in tempo per salvarlo dal sonno che sopraggiunge rapido, c’è Giulia, la ragazza con cui divide l’appartamento, che gli offre un po’ del suo Martini ghiacciato. Poi Giulia gli afferra la mano e lo costringe ad accompagnarla a prendere qualcos’altro da bere. La giovane si fa strada tra le persone della festa, che nel frattempo sono parecchio aumentate. Giulia ha un’aria magnetica e un aspetto capace di catturare l’attenzione. Non è particolarmente bella - gambe sottili, guance rosee e frangetta spettinata - ma sa come attirare l’attenzione e come attizzare gli uomini. La gente è seduta ovunque e, poiché il servizio di plastica e quello di vetro sono appena terminati e nessuno ha voglia di lavare un bicchiere, Mattia nota che Eddy sta bevendo da un barattolo scovato in una credenza, uno di quelli in cui di solito si conservano le spezie o i biscotti. Voltandosi verso l’ingresso, Mattia capta un particolare luminoso, una testa che sembra un’apparizione nel buio. Si appoggia allo stipite della cucina e fa vagare lo sguardo alla ricerca di quel punto luminoso. Lo nota nella camera che è stata allestita a catafalco di giacche, intento a spogliarsi lentamente. Si volta e i loro sguardi si incrociano, per un attimo. A Mattia quell’attimo è sufficiente per fargli sentire l’adrenalina di una vita intera. Capelli mossi e arruffati, occhi azzurri e seri che fingono di non averlo visto. Mattia non ha dubbi. Deve avvicinarsi a quel giovane sconosciuto…

Divertente e sconvolgente. Così, in due parole, si può definire il primo romanzo di Emanuele Ferretti - nato a Correggio all’inizio degli anni Ottanta e milanese d’adozione; un diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel curriculum -, una storia in cui a dominare sono soprattutto l’ironia unita a un interessante risvolto passionale. In una Bologna che non è semplice palcoscenico su cui si muovono i personaggi, ma vero e proprio cuore narrante della vicenda e protagonista al pari degli umani che la abitano, Mattia vive quel periodo unico che lo porta alla fine della giovinezza - l’età in cui si può tutto e non esistono confini o ostacoli che non possano essere superati - e all’ingresso nell’età adulta, quando le delusioni chiedono di essere affrontate e metabolizzate. Tra discussioni interminabili sotto i portici della città, testimoni notturni di un mondo pullulante di vita e di contraddizioni e fiumi di alcool, che diventano invitati speciali alle feste tra universitari, si muove Mattia, la voce narrante della vicenda, giovane universitario che si appresta a congedarsi dalla sua attività di studente per intraprendere un percorso di vita completamente nuovo. E il congedo passa attraverso un amore ossessivo e a tratti surreale, in cui disillusione ed erotismo paiono alternarsi, farsi di volta in volta protagonisti e sottolineare la grettezza della mediocrità che abita il quotidiano. Mattia vive un amore che lo tortura, un sentimento tutt’altro che lineare; Ferretti dà vita a una storia di formazione intensa, in cui la passione artistica si sviluppa in parallelo con il processo di crescita del protagonista, tra crisi esistenziali, delusioni, superstizioni e contorti viaggi mentali. Un racconto in cui si parla di arte, musica, dipendenze affettive; una vicenda in cui il protagonista - e il lettore insieme a lui - è chiamato a misurarsi con il proprio sentire e con la spietatezza della passione e del desiderio, con quella fame che non si placa e che pare nutrirsi di se stessa.

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